Se la sezione “TERAPIA OCCUPAZIONALE” vi ha lasciato qualche dubbio irrisolto, vi scrivo alcune delle domande che vengono rivolte spesso ad un terapista occupazionale.
Spero possano chiarirvi le idee =)
Posso rivolgermi a te solo con la ricetta medica?
No, non è essenziale la ricetta medica.
Come lavoratore autonomo posso svolgere la valutazione e il trattamento nel momento in cui ti rivolgi direttamente a me.
Ci sono però strutture o centri in cui la prescrizione serve. Ricetta a parte, tendenzialmente nella mia pratica lavorativa chiedo un confronto con il medico curante per conoscere meglio la situazione della persona che si rivolge a me e per mettere in pratica il famoso lavoro di squadra di cui parlo qui.
La tua spesa è detraibile?
Sì, il mio trattamento rientra nelle spese sanitarie detraibili al 19%.
Ricordo che ad oggi per poter detrarre questa spesa è necessario il pagamento tracciato, quindi non in contanti.
Con quali altre figure professionali collabori?
Puoi leggerlo qui.
In quale regime puoi lavorare?
Il terapista occupazionale può lavorare come dipendente o in regime di libera professione.
Cerchi lavoro alle persone?
No, per quanto mi renda bene conto che il termine “occupazionale” possa creare confusione, esso si riferisce alle occupazioni significative per la persona.
Quindi è la terapia rivolta alle attività che per la persona sono molto importanti nella sua quotidianità e che vorrebbe svolgere, o ci si aspetta che svolga, in modo più autonomo possibile. (Ovviamente tra queste potrebbe esserci anche l’esecuzione di determinate attività inerenti al proprio lavoro).
Lavori in un centro per l’impiego?
No, vedi domanda 5 =)
Perché a volte sento parlare di questa disciplina con il termine “ergoterapista”?
È il modo con cui il terapista occupazionale viene chiamato in altri Stati, come ad esempio la Svizzera.
Si tratta dello stesso profilo professionale.
Che differenza c’è con gli altri professionisti della riabilitazione?
Tra riabilitatori c’è uno stretto legame e infatti spesso collaboriamo durante il percorso con lo stesso paziente. Molti anni fa esisteva in Italia un unico terapista della riabilitazione che si occupava di tante macro aree.
Non era tutto più semplice e meno caotico? Risposta: sì!
Tuttavia con il passare del tempo, con una ricerca scientifica sempre più approfondita e con l’evoluzione della medicina attenta a bisogni molto specifici della persona sono nate svariate figure professionali dal profilo altamente specializzato. Ed ecco quindi il terapista occupazionale, il logopedista, il fisioterapista, il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, l’educatore, ecc… Il pro? A bisogno specifico risponde professione specifica. Il contro? Il comune mortale come fa a sapere a chi rivolgersi? …
Ecco perché oggi il medico di base e il pediatra hanno, tra i tanti, anche l’arduo compito di essere aggiornati su tutte queste professioni! In modo da indirizzare il proprio assistito dallo specialista adatto.
Perciò non allarmatevi se il vostro medico di fiducia non conosce ancora la terapia occupazionale…con calma la si può scoprire insieme e soprattutto, se chi sta leggendo abita in Val Seriana (Bergamo) o zone limitrofe, sono disponibile a confrontarmi direttamente con il vostro medico.
Di base ricordate: il terapista occupazionale è l’unico professionista sanitario che si occupa strettamente delle attività di vita quotidiana e della partecipazione attiva della persona (bambino, adulto o anziano) in tutto ciò che per lei è importante e significativo. Inoltre in Italia è l’unico professionista che può specializzarsi nell’approccio di Integrazione Sensoriale di Ayres (ASI®).
Quindi fai l’animatore?
No, il terapista occupazionale è un professionista sanitario della riabilitazione che nella sua pratica può avvalersi anche di attività ludiche
(sia con i bambini sia con gli adulti e anziani) ma sempre proposte con un ragionamento clinico alle spalle e sempre eseguite per raggiungere un obiettivo di trattamento.
Ho sentito parlare di TO, ma solo nel contesto della casa di riposo…puoi lavorare solo lì?
È vero, in Italia probabilmente oggi la casa di riposo, l’RSA, l’RSA aperta e i reparti di riabilitazione geriatrica in ospedale o a domicilio son quelli in cui lavora buona parte dei TO.
Tuttavia la risposta alla domanda è: no, il terapista occupazionale non lavora solo in quel settore.
Il suo focus è promuovere la partecipazione e il benessere psicofisico durante le attività di vita quotidiana, facendo sentire la persona capace di fare nonostante la convivenza con una disabilità o una difficoltà.
Quindi si rivolge a tutte le fasce di età e non esiste una lista rigida di condizioni a cui può/non può rivolgere il proprio trattamento.
Come si fa a diventare terapista occupazionale?
Puoi leggere la risposta a questa domanda qui.
Ad ogni modo, occorre innanzitutto il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Non preoccuparti se hai frequentato un corso a sfondo umanistico o letterario o tecnico, l’importante è aver conseguito l’Esame di Maturità!
Devi poi iscriverti al test di ingresso per le professioni sanitarie, di solito le scadenze sono entro agosto e i test vengono svolti a settembre. Attenzione: il corso di terapia occupazionale non c’è in tutte le università, consulta il sito www.aito.it per trovare la sede più vicina a te. Superato il test, puoi finalmente iscriverti al corso di laurea. In bocca al lupo! Saranno 3 anni di full immersion e corse.
Durante questi 3 anni non seguirai solo le lezioni, bensì svolgerai il tirocinio pratico professionalizzante sin dal 1^ anno. Quindi alla fine di tutto, nell’arco di pochissime settimane vivrai l’esperienza mistica di fare l’Esame di Stato abilitante alla professione e discutere la tesi di Laurea.
Non male vero? Avrai i neuroni a pezzi ma la buona notizia è che passato questo uragano, potrai ufficialmente cercare lavoro senza per forza studiare altro. Questa è la caratteristica dei corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie.
Chiaramente il mio consiglio più spassionato è quello di proseguire sempre e comunque con la formazione! Sia perché burocraticamente c’è l’obbligo di raggiungere un certo numero di crediti formativi (ECM) annuali con corsi online o in presenza, sia per approfondire l’area che ti rendi conto ti interessa maggiormente, sia per tenerti aggiornato.
Che materie si studiano in università?
Tendenzialmente navigando sul sito dell’università puoi trovare il piano di studi suddiviso per anno. Comunque si studiano materie sia scientifiche sia umanistiche, proprio perché il terapista occupazionale ha un approccio olistico alla persona, cioè la osserva e considera calata nel suo ambiente di vita fisico e sociale, senza focalizzarsi esclusivamente sul deficit, sulla patologia o sulla parte di corpo che funziona male.
Quindi le materia scientifiche e mediche servono per poter conoscere il corpo umano nella funzione e nella disfunzione: si studia anatomia, neurologia, chimica, biologia, istologia, genetica, fisiologia, medicina fisica e riabilitativa, ecc.
A fianco a queste troviamo materie come psicologia generale e clinica, sociologia, psichiatria, neuropsichiatria infantile, ecc.
Tutto questo promuove una conoscenza di base di corpo e mente, che collaborano in modo strettamente interconnesso per far sì che una persona svolga le attività quotidiane in modo efficiente dal punto di vista cognitivo e motorio, ma anche con soddisfazione, motivazione e senso di autoefficacia.
Man mano si prosegue con gli studi vengono affrontate sempre di più le materie di indirizzo, cioè quelle rivolte esclusivamente ai terapisti occupazionali (le materie indicate prima sono la base dei corsi di riabilitazione quindi li frequenterai insieme a studenti iscritti anche a fisioterapia, logopedia e altro): modelli di approccio di TO, storia della TO, la TO applicata in vari settori e in diverse fasce di età, conoscenze di base sull’accessibilità, sulle barriere architettoniche e sugli ausili e sulle ortesi.
Come fai a specializzarti dopo la laurea?
Nella sezione “link utili” trovi diversi siti dove puoi trovar tanti spunti per i corsi di approfondimento, master di 1^ livello, laurea magistrale delle professioni sanitarie, master di 2^ livello. Esistono corsi aperti a tutte le professioni sanitarie ed educative, corsi rivolti solo a professionisti sanitari, corsi solo per riabilitatori, corsi solo per terapisti occupazionali.
Alcune formazioni durano un giorno, altre uno o più weekend, altre un anno o più. Ormai la modalità online sincrona o asincrona è diffusa tanto quanto la modalità in presenza. Diciamo che ce n’è per tutti i gusti e per le diverse disponibilità di tempo e finanziarie.
Il mio bambino è disgrafico e mi hanno detto che non c’è rimedio…
Corretto solo parzialmente.
Un bambino cui è stata certificata la disgrafia resterà sempre disgrafico ma questo è ben lungi dall’affermare ciò che spesso viene detto di fronte alla diagnosi, ovvero: pensare che non ci sia alcun rimedio e dispensarlo immediatamente dal corsivo e dalla scrittura a mano senza prima intraprendere un percorso di rieducazione della scrittura.
Ricordiamoci che il bambino disgrafico che si pensa di aiutare dandogli in mano un tablet o un pc, in futuro dovrà quanto meno firmare dei documenti, un contratto, o altro.
Quindi pensare che disgrafico = non può più tenere in mano una penna è un ragionamento da evitare accuratamente.
Il pc è assolutamente un valido strumento per tutti e in particolare per chi ha uno o più DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) ma non deve in automatico sostituirsi totalmente alla scrittura a mano.
Situazione diversa è per chi ha un impaccio grafo-motorio: bisogna indagare le motivazioni e lavorare dalle lacune, ma tendenzialmente con pochi mesi di sedute l’alunno si riporta al pari della classe.
Quanto dura un percorso di terapia occupazionale?
Il primo commento è: ci vuole tempo per la riabilitazione e per raggiungere gli obiettivi che il terapista e la famiglia stabiliscono insieme. Quindi tendenzialmente si parla di almeno 3 mesi di incontri settimanali.
Tuttavia il percorso si costruisce interamente ad hoc sulla persona e sui suoi bisogni quindi potrebbe essere che il percorso sia più breve oppure, al contrario, più lungo.
Perciò “3 mesi” sono un dato puramente indicativo.
Contattatemi per una consulenza e ragioniamo insieme sul vostro bisogno, così riusciremo a farci un’idea più chiara.
Ad ogni modo il percorso riabilitativo in terapia occupazionale è assolutamente flessibile ed elastico proprio per adeguarsi alle necessità della persona, quindi il progetto e gli obiettivi sono modificabili anche in itinere.
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Si, è stato registrato presso ” l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi ” in data 15.02.2024.